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Il comportamento o le stranezze di un alcolista suscitano spesso in noi un senso di disagio.

Condanniamo l’uomo che guida in stato di ebbrezza, il marito che maltratta la moglie o i figli sotto l’effetto dell’alcol o chi trascura il lavoro per il bere.
Rifiutiamo l’alcolista, lo isoliamo, a volte lo puniamo, comunque lo giudichiamo senza provare per lui comprensione né simpatia, senza sentirci in alcun modo responsabili, senza tentare di capire.
Per capire un alcolista occorre conoscerlo; per conoscerlo bisogna essere liberi da pregiudizi.
L’alcolista non è un vizioso né un debole; egli è prima di tutto un malato, un individuo dipendente dall’alcol (alcol-dipendente).
L’alcolista è incapace dall’astenersi dall’alcol ed anche quando riesce a farlo per alcuni giorni o magari per lunghi periodi di tempo egli inevitabilmente tornerà a bere.
L’alcolista, il più delle volte, non è in grado di controllare la quantità di alcol che consuma e spesso, quando ne resta privo per molte ore, può avvertire sintomi e segni di astinenza.
La sindrome di astinenza si manifesta con tremori, sudorazione, palpitazioni, conati di vomito o vomito, stato di agitazione psichica fino alle allucinazioni ed al delirio (delirium tremens), evenienza questa potenzialmente mortale.
La malattia colpisce soprattutto gli uomini (rapporto uomo:donna=4:1), ma essa è in progressivo aumento fra le donne e fra i giovani.
In Italia si calcola che esistano circa un milione e mezzo di alcolisti cronici (alcol-dipendenti). Il problema è reso ancora più drammatico dal fatto che esistono circa tre milioni e mezzo di bevitori eccessivi (alcolisti potenziali) che rappresentano un serbatoio di rifornimento della malattia.
Di alcolismo si muore! É la terza causa di morte nel mondo dopo le malattie cardiovascolari ed I tumori. Circa 50.000 sono i decessi che si verificano annualmente in Italia per eventi direttamente legati all’alcol.
L’alcolismo è responsabile di gravi malattie: cirrosi epatica, epatiti, pancreatiti, cancro all’esofago, atrofia cerebrale e cerebellare, polinevriti, neurite ottica, encefalopatie, cardiomiopatie, malnutrizione, etc.. Ma le conseguenze dell’alcolismo si manifestano anche con malattie quali la psicosi di Korsakoff, la paranoia alcolica, la demenza alcolica.
L’alcolismo provoca disturbi sessuali, sterilità, aborti e causa nei figli ritardi di accrescimento fisico, malformazioni, ritardi mentali (sindrome feto-alcolica).

L’alcolismo non danneggia soltanto l’individuo ma anche

  • La famiglia (disgregazione del nucleo familiare, separazione, divorzi, infanzia abbandonata)
  • Il lavoro (perdita del posto di lavoro, assenze dal lavoro, il 20% degli infortuni sul lavoro)
  • La collettività (il 30-50% di tutti gli incidenti stradali, un terzo dei casi di suicidio, il 50% degli atti di violenza)


L’alcolismo è dunque un problema medico e sociale che deve essere affrontato.
Che fare?

Curare un alcolista significa innanzitutto aiutarlo a vivere la sua vita senza alcol.
L’aiuto di cui l’alcolista ha bisogno può essere dato non soltanto dai medici e dagli operatori sociali, ma da chiunque abbia rapporti con lui: parenti, amici, compagni e datori di lavoro, insegnanti, etc..
È necessario:

  • Conoscere ed accettare il problema alcolico come malattia;
  • Liberarsi da pregiudizi, sensi di colpa o di vergogna;
  • Rivolgersi a centri di cura specializzati;
  • Saper aiutare l’alcolista a prendere coscienza del suo problema e sostenerlo nel suo programma di recupero.


Non emarginate l’alcolista. Aiutatelo a curarsi. È uno di noi.
Vivere con un alcolista è come salire sopra una giostra...se ne scende sempre ubriachi...
L'alcolista è un malato che soffre da solo odiandosi...


Dr. Maurizio Pasquazzi, alcologo. (IPRA s.r.l.)